ORIENTAMENTO TEORICO

Sono psicologa e psicoterapeuta ad orientamento relazionale e familiare ed esperta in psicotraumatologia a livello europeo, essendo EMDR pratictioner, EMI pratictioner.

La mia ottica è olistica in quanto le nostre emozioni sono strettamente legate alle relazioni con gli altri, con noi stessi e con i sistemi biologici di cui siamo composti: noi siamo corpo, mente, anima/energia in continua relazione dinamica.

Nella medicina occidentale le connessione fra le nostre emozioni, sistema nervoso,  immunitario, ormonale, gli organi e gli apparati, viene evidenziata nella disciplina denominata: psiconeuroendocrinoimmunologia (PTNE): la psicologia si integra con altre forme di conoscenza e con altri ambiti di conoscenza.

Conosco e utilizzo l’ipnosi.

A questi studi si sommano quelli di tipo psicologico -giuridico nella collaborazione con il Tribunale e gli avvocati.

In generale i miei principali riferimenti teorici sono i seguenti:

L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.

La EMI è un metodo neuro-terapeutico orientato alla rielaborazione e integrazione di ricordi ed esperienze traumatiche.

Si considera la psicoterapia un lavoro da svolgersi con la famiglia (Minuchin, Whitaker), considerata nella sua storia trigenerazionale (Boszormenyi-Nagy, Bowen, Andolfi) come tessuto generativo dell’identità individuale e matrice narrativa (Pontalti) nell’attribuzione dei significati. La psicoterapia appare come una sorta di “palestra relazionale”attraverso l’esperienza vissuta con il terapeuta. La relazione terapeutica, di importanza centrale, rende possibile trasformare la sofferenza in nuovi significati, comportamenti e progetti (Basleson, Nicolò).

Le teorie di Bowby e della Ainsworth sono state successivamente rielaborate dalla Mary Main e dalla Crittenden. La relazione con la figura di attaccamento si configura come il campo in cui il bambino può apprendere “come si pensa”, integrando le cognizioni con le emozioni, la memoria episodica con quella semantica. Tale relazione vede sia la madre che il bambino in un processo dinamico di adattamento reciproco, che varia seguendo le tappe di crescita psicobiologica. 

Si basa sulla considerazione dell’unicità del paziente e delle sue risorse, che risiedono nell’inconscio, con i processi di autoguarigione a lui insiti. A volte tuttavia è necessario un aiuto apprendendo nuove abilità di contesto e imparando a orientare la propria attenzione verso nuovi modi di vedere le cose o di pensarvi.

La crescita e lo sviluppo del bambino avviene lungo linee esperienziali espressive. L’ insorgere di traumi lungo il percorso dà luogo allo sviluppo di angosce e determina la formazione di organizzazioni di personalità. Nel bambino il sintomo non è linearmente legato ad una causa che lo produce, ma può essere un sottoprodotto del suo stato di dipendenza con gli adulti. Così la diagnosi e terapia del bambino deve includere quella del suo contesto affettivo di riferimento: i genitori sono una risorsa nell’ aiutare il bambino e devono essere coinvolti nel trattamento.